Alessio Boni

Michelangelo, la carne del marmo

Un’idea di: Alessio Pizzech e Maddalena Calderoni
Danzatori: Compagnia Imperfects Dancers
Raccordi drammaturgici : Gianmaria Cervo
Coreografie: Walter Matteini
Video a cura: Giacomo Verde
Musiche: Dario Aricidiacono
Luci di: Nevio Cavina
Costumi: Valerio Maggioni

Lo spettacolo vuole esplorare l’immaginario di Michelangelo Buonarroti e il suo rapporto intimo con la materia da cui scaturisce l’opera d’arte. Costruendo un percorso drammaturgico tra i sonetti di Michelangelo, si visiteranno i luoghi più segreti dell’anima di questo genio dell’arte, del suo rapporto con la carne, con la bellezza, con il passare del tempo e il rapporto con l’amore trasgressivo, aspetto assolutamente nevralgico della vita di Michelangelo.

La condizione di omosessuale, aspetto sottolineato dalla critica più recente, pone l’artista in una posizione di isolamento di cui egli si fa portatore con le sue stesse parole: artista così novecentesco che si scontra con il sistema di valori del mondo che lo circonda e che racconta in modo approfondito il suo fermento creativo.

Attraverso l’interpretazione di Alessio Boni il pensiero dell’artista si intreccia con un viaggio musicale creato dal compositore Dario Arcidiacono. Musica e parole parleranno del Fuoco e della sua simbologia, dell’artefice e dell’artista che si lega alla centralità dell’Occhio che vede, dell’immagine che come elemento materiale suscita la “reverie artistica” e poi Dio, la fede, il peccato e l’anima immortale.

Questi aspetti del mondo oscuro di Michelangelo si incontrano con la centralità dell’amore, dell’amato e dell’amante in uno struggimento continuo che si scontra con la bruttezza, con la vecchiaia e con la morte. Le immagini delle opere di Michelangelo verranno sezionate e scomposte per coglierne gli elementi che corrispondono a questo racconto, grazie all’intervento dell’artista visuale Giacomo Verde che ripercorrerà il passaggio dalla materia grezza del marmo alla statua. Inoltre verrà evocato il lavoro degli strumenti, gli “oggetti-testimoni” che, secondo la tecnica michelangiolesca, lavorano la pelle del marmo dando quello straordinario senso del movimento e della tridimensionalità dell’immagine. Una tridimensionalità che avvolgerà la voce narrante, origine e punto di arrivo di tutto il racconto scenico.

Le coreografie di Walter Matteini affidate ai corpi rievocheranno la sensualità dei corpi maschili del Buonarroti per sondare quel limite tra corpo ed evocazione di esso, tra pelle e superficie marmorea, tra muscolo e venatura della materia grezza.

Un viaggio estetico attraverso le arti della scena che riconduce ad una bellezza ideale, antica che in Michelangelo diventa atto di rivendicazione della propria originalità di fronte al mondo: l’artista afferma la propria condizione che si consuma nel rapporto carnale con il marmo.

Musica, danza, arti visive, parola si rincorrono a cercare echi del mondo interiore del Genio fiorentino. Quella poesia del lavoro umano, dello sforzo artigiano di “dare forma” diventano epopea e monito per il nostro presente meccanicistico e materialista.

Un incontro artistico che vuole restituire sacralità alla materia informe che prende forma e che diventa personaggio dialogante: la pietra informe che in sé già conserva la Vita.

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